APPELLO dei leader della Chiesa cattolica di tutto il mondo : «Armi nucleari fuorilegge, atto di pace e di giustizia» (Avvenire 22/01/2021)

Noi, leader della Chiesa cattolica di tutto il mondo, accogliamo con favore l’entrata in vigore il 22 gennaio 2021 del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari.

Siamo incoraggiati dal fatto che la maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite sostenga attivamente il nuovo trattato attraverso l’adozione, le firme e le ratifiche. È giusto che la Santa Sede sia stata tra i primi Stati ad aderire all’accordo nel 2017. Inoltre, i sondaggi dell’opinione pubblica mondiale dimostrano la convinzione globale che le armi nucleari debbano essere abolite. La peggiore di tutte le armi di distruzione di massa è stata da tempo giudicata immorale. Adesso è anche finalmente illegale.

Un ritratto di Giovanni Santolini artigiano di Giustizia e Pace – di Michele Palumbo

Realizzare la propria vocazione costituisce una delle più grandi sfide per l’individuo contemporaneo ed è una delle condizioni che maggiormente influisce sulle finalità della propria esistenza. 

In tale ottica, l’incontro con padre Giovanni Santolini è un’esperienza che edifica, che arricchisce, che aiuta a  comprendere come vivere il proprio tempo in risposta al grande bisogno che c’è nel mondo di umanità. Uomo, prete, missionario, dal forte potere empatico e dalla contagiosa allegria, continua a conquistare, a oltre venti anni dalla sua morte,  le simpatie di chi lo incontra, seppure soltanto tra le righe delle sue memorie. Nel suo percorso di vita ha saputo coniugare la propria fragilità con scelte coraggiose, operate nel quotidiano, che portano a interrogarci su concetti quali “eroismo” e “santità”. 

La lettura di seguito proposta, semplice e accessibile, è una raccolta eterogenea di contributi che spazia dalle immagini alla poesia, da documenti originali a testimonianze dirette che ne celebrano il ricordo. I testi, lontani da ogni retorica da epitaffio,  ritraggono invece uno spaccato della “vita normale di un eroe”.

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Dizionario dei Valori Oblati

La povertà volontaria è sempre stata considerata un elemento essenziale della vita religiosa. Senza di essa non possiamo capire cosa significhi camminare sulle orme di Cristo che si è fatto servo (vedi Fil 2,7) e per noi si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (vedi 2 Cor 8,9). Senza di essa, le condizioni essenziali per la consacrazione al servizio del Regno non sono soddisfatte: umiltà, distacco dalle cose terrene e totale disponibilità alla comunione e alla dedizione. Essa costituisce la beatitudine fondamentale del programma religioso di Gesù: “Beati i poveri di cuore, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). I poveri di cuore, quelli che hanno un cuore da povero, sono quelli che sono liberi e aperti a accogliere tutte le ricchezze del Regno. Questo è il valore evangelico primario della povertà volontaria. Tutti i religiosi la adottano come espressione del loro desiderio incondizionato di seguire Cristo e come segno della loro ricerca della carità perfetta.

REGIONE EUROPA PER JPIC P. SERGIO NATOLI, OMI COORDINATORE PER LA REGIONE EUROPA PER JPIC

La Congregazione dei Missionari Oblati di Maria immacolata ha un ufficio centrale presso la casa generale in Via Aurelia N° 290 – Roma (OMI JPIC | OMI World), per promuovere il servizio di Giustizia, pace ed integrità del creato, come aspetto integrante dell’impegno di evangelizzazione dei suoi membri e delle comunità apostoliche omi. Questo ufficio riunisce e coordina i responsabili del coordinamento del servizio JPIC dei differenti continenti. P. Sergio Natoli coordina il servizio svolto dagli Oblati in Europa.

Missione Povertà e Giustizia – (Missionari nell’oggi del mondo – Capitolo Generale 1986 )

Il fossato sempre più profondo che divide ricchi e i poveri nel mondo d’oggi è uno scandalo davanti al quale non possiamo stare indifferenti.

Nel terzo mondo vediamo largamente diffuse la miseria, la fame, la mortalità infantile, l’oppressione. Nei paesi sviluppati la brama di guadagno, la concorrenza, le tensioni producono nuovi poveri, numerosi e spesso senza voce: disoccupati, rifugiati politici, minoranze oppresse.

Ovunque nel mondo infierisce una grave forma di povertà: l’ignoranza del Vangelo e la perdita di ogni speranza religiosa.

Papa Francesco: l’abc della fratellanza di M. Michela Nicolais

Fratellanza come terapia. Come unico antidoto ad un mondo malato, e non solo di Covid. In attesa di “Fratelli tutti”, la terza enciclica di Papa Francesco che verrà firmata il 3 ottobre ad Assisi e diffusa il giorno seguente, ripercorriamo l’abc della virtù che Bergoglio raccomanda come via d’uscita dalla pandemia. E che ha fatto da sfondo alle sue ultime udienze del mercoledì, dedicate alla guarigione dalle “malattie sociali”.

FRATELLI TUTTI Una guida alla lettura di Antonio Spadaro

A otto anni dalla sua elezione, papa Francesco scrive una nuova Enciclica, che rappresenta il punto di confluenza di ampia parte del suo magistero (cfr Fratelli tutti, n. 5)[1]. La fratellanza è stata il primo tema al quale Francesco ha fatto riferimento dando inizio al suo Pontificato, quando ha chinato la testa davanti alla gente radunata in piazza San Pietro.


[1] Da qui in avanti quando ci si riferirà all’Enciclica, tra parentesi, verrà omesso il titolo e usato solo il numero di paragrafo. Cfr anche il volume Fratellanza, Roma, La Civiltà Cattolica, 2020, in www.laciviltacattolica.it/prodotto/fratellanza

LETTERA ENCICLICA FRATELLI TUTTI DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA FRATERNITÀ E L’AMICIZIA SOCIALE

1. «Fratelli tutti»,[1] scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui».[2] Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita.

2. Questo Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia, che mi ha ispirato a scrivere l’Enciclica Laudato si’, nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova Enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale. Infatti San Francesco, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi.


[1] Ammonizioni, 6, 1: FF 155.

[2] Ibid., 25: FF 175.